Monitoraggio remoto e sanità digitale in Italia: innovazione nell’assistenza medica

Come il monitoraggio remoto e la sanità digitale stanno trasformando l’assistenza medica in Italia

Un nuovo paradigma per la medicina

Negli ultimi anni, il sistema sanitario italiano ha intrapreso un percorso di profonda innovazione. La spinta verso la sanità digitale e il monitoraggio remoto sta trasformando modelli di cura tradizionali, rendendoli più proattivi, personalizzati e accessibili. Fattori demografici come l’invecchiamento della popolazione (oltre il 24% degli italiani ha più di 65 anni, secondo ISTAT), l’aumento delle malattie croniche e le sfide emerse con la pandemia hanno reso evidente l’urgenza di modernizzare il Servizio Sanitario Nazionale.

 

Tecnologie come la telemedicina, i wearable devices e le piattaforme di gestione dei dati sanitari stanno ridefinendo l’assistenza, permettendo ai pazienti di essere seguiti da remoto e ai medici di monitorare costantemente condizioni cliniche che, fino a pochi anni fa, avrebbero richiesto frequenti visite in presenza.

Crescita della sanità digitale: investimenti e nuove pratiche

In Italia, la spesa per soluzioni di sanità digitale ha raggiunto nel 2024 i 2,47 miliardi di euro, in crescita del 12% rispetto all’anno precedente. Gran parte di questi investimenti è stata catalizzata dal PNRR, che ha stanziato circa 1 miliardo di euro per la telemedicina, con l’obiettivo di diffondere nuovi modelli di assistenza territoriale.

 

Oggi più del 50% dei Medici di Medicina Generale e circa il 36% degli specialisti in Italia hanno già utilizzato servizi di televisita o telemonitoraggio, anche se in modo ancora frammentario. Parallelamente, cresce anche l’uso del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE): oltre il 40% dei cittadini ha attivato l’accesso al proprio fascicolo, e il 60% di questi ha dato consenso alla condivisione dei dati clinici, a riprova di una crescente consapevolezza sull’importanza della digitalizzazione.

 

Questi segnali mostrano che la sanità italiana sta progressivamente abbracciando l’innovazione, pur con velocità diverse tra le varie regioni e strutture.

Il valore del monitoraggio remoto per i pazienti cronici

Il monitoraggio remoto rappresenta uno dei pilastri più promettenti per la gestione delle patologie croniche. Grazie a dispositivi connessi per il controllo della pressione arteriosa, della glicemia, della funzione cardiaca i pazienti possono essere seguiti da casa, con riduzione dei ricoveri evitabili e miglioramento della qualità di vita.

 

Attualmente, circa il 12% dei pazienti cronici in Italia ha già sperimentato servizi di telemonitoraggio, ma il potenziale è molto più ampio. Le esperienze avviate in alcune Regioni (come Emilia-Romagna e Toscana) durante la pandemia hanno dimostrato come un monitoraggio strutturato possa prevenire riacutizzazioni e ottimizzare l’uso delle risorse ospedaliere.

 

Particolarmente interessanti sono anche i progetti di telecardiologia in farmacia: oggi l’80% delle farmacie italiane è attrezzata per effettuare ECG con refertazione a distanza, con oltre 900.000 prestazioni erogate nel 2024. Questi numeri mostrano come il territorio e non solo gli ospedali stia diventando un punto di riferimento per la presa in carico dei pazienti fragili.

Telemedicina e assistenza territoriale diffusa

La telemedicina intesa come l’insieme di servizi che vanno dalle televisite ai teleconsulti tra specialisti è ormai una componente essenziale dell’assistenza sanitaria. Nel 2023-2024, il numero di teleconsulti in Italia è aumentato di oltre il 170% rispetto all’anno precedente, con una forte crescita anche per le televisite cardiologiche e diabetologiche.

 

Questa diffusione è sostenuta anche dalla nuova organizzazione territoriale: il modello delle Case di Comunità, previsto dalla riforma DM 77/2022, punta a integrare i servizi digitali con quelli tradizionali. Le piattaforme regionali di telemedicina sono in fase avanzata di sviluppo, e la Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT) coordinata da AGENAS ha già come obiettivo l’assistenza a 300.000 pazienti entro fine 2025.

 

Il risultato sarà un’assistenza sempre più “diffusa”, in grado di connettere specialisti, medici di medicina generale, farmacie e pazienti, con notevoli benefici in termini di accessibilità e riduzione delle liste d’attesa.

Benefici per pazienti e operatori sanitari

Per i pazienti, soprattutto quelli cronici o fragili, la possibilità di essere monitorati a distanza rappresenta un enorme vantaggio: maggiore sicurezza clinica, minori spostamenti, cure più personalizzate. Inoltre, grazie all’integrazione dei dati tra FSE e piattaforme di monitoraggio, i diversi professionisti coinvolti possono collaborare in modo più efficiente.

 

Per i medici, la disponibilità di dati aggiornati consente di intervenire precocemente e di ridurre il carico amministrativo. Secondo stime dell’Osservatorio Sanità Digitale, un uso strutturato di piattaforme digitali potrebbe far risparmiare ai medici di medicina generale oltre una settimana lavorativa all’anno.

 

Infine, l’integrazione di intelligenza artificiale nelle piattaforme di telemonitoraggio apre la strada a una medicina più predittiva: algoritmi di machine learning già oggi aiutano a identificare trend e possibili criticità cliniche, consentendo interventi preventivi.

Prospettive future e sfide da affrontare

Il percorso verso una sanità digitale pienamente matura è ancora in evoluzione. Tra le sfide principali ci sono la necessità di una maggiore formazione digitale degli operatori sanitari, il rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche (connessioni veloci e interoperabilità dei sistemi) e la protezione dei dati sensibili.

 

Inoltre, è fondamentale assicurare la sostenibilità economica dei progetti attivati con fondi straordinari del PNRR, affinché i servizi digitali diventino una componente strutturale e permanente dell’assistenza sanitaria.

 

Le opportunità, però, sono enormi. Come sottolineato dal recente Rapporto ISTAT 2025 sulla salute, l’integrazione tra monitoraggio remoto, telemedicina e intelligenza artificiale può rappresentare una leva decisiva per garantire un sistema sanitario più equo, sostenibile e incentrato sul cittadino.

 

La strada è aperta: occorre proseguire con visione e determinazione.

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